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"Una rosa è una rosa è una rosa è una rosa": questo gioco linguistico della scrittrice Gertrude Stein è spesso usato dai cultori di questo fiore, perché nella sua forza espressiva sembra ben indicare il carattere dominante di quella che è divenuta, nei secoli, la regina del mondo floreale curato dall'uomo. Il fiore per antonomasia tra tutti gli altri. Il fiore degli amanti, della vanità, della passione. Ma per la Stein era soprattutto un gioco sul nome di un fiore che può diventare molto altro. Non un nome scelto a caso, perché la rosa, nella pienezza del suo essere (pianta e nome), porta già in sé una enorme ricchezza e polivalenza di significati, accumulati nel tempo attraverso i miti, le leggende, le religioni, le pratiche culturali, passando nel linguaggio non solo delle scienze botaniche, ma della poesia e delle arti figurative. Indugiamo ad ammirare il ramo di una damascena che il peso dei suoi grandi e gonfi fiori ha costretto ad adagiarsi mollemente sul suolo, oppure ci fermiamo alle lievi trasparenze dei fiori semplici dell'antica Rosa sancta esaltata dalla luce radente del tramonto: la prima, già descritta, 2300 anni or sono, da Teofrasto, la seconda che vanta antenate ritrovate nelle tombe dei faraoni e dei maghi dell'antico Egitto. Il libro di Piero Amerio ripercorre la storia, le leggende, la letteratura poetica e narrativa, le immagini e la simbologia della rosa accompagnando una scrittura gradevole e colta, senza diventare pedante.